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Francesco Baranca: “Match-fixing? Ridurre l’offerta è l’unico vero antidoto”

Last Updated on Aprile 15, 2025 by Redazione Scommesse

In un momento storico in cui il confine tra intrattenimento sportivo e interessi economici globali è sempre più labile, la minaccia del match fixing – ovvero la manipolazione di eventi sportivi per fini di scommesse – è tornata prepotentemente al centro del dibattito. Per fare luce su un fenomeno tanto pericoloso quanto ancora sottovalutato, Marco Perciabosco, quotista per un importante concessionario italiano, ha intervistato Francesco Baranca, consulente dello Sport Integrity Team, figura di spicco a livello internazionale nel contrasto alla corruzione sportiva.

Lontano dalle semplificazioni e dai titoli sensazionalistici, Baranca ci accompagna in un’analisi lucida e spietata di un mondo dove dati, quote, interessi geopolitici e logiche di mercato si intrecciano in un sistema spesso autoreferenziale, se non addirittura complice. Dall’ambiguità dei betting providers – che alimentano l’offerta e poi si ergono a paladini dell’integrità – alla debolezza delle federazioni, fino alla fragilità del sistema giuridico sportivo, l’intervista è un viaggio tra retroscena, omissioni e responsabilità mancate.

Ma c’è anche spazio per una riflessione costruttiva: serve una riforma radicale, certo, ma secondo Baranca la prima mossa è semplice e concreta: “Se una partita non è offerta, non può essere truccata”.Una frase che suona come un’ovvietà, ma che nel contesto attuale è quasi una rivoluzione.

Ciao Francesco, iniziamo col dire chi è e cosa fa un Betting Integrity Expert…

Non esiste un albo o una definizione codificata di integrity expert. Io lo definirei come colui che è in grado di decifrare l’andamento delle quote e tradurre quell’abilità in concetti giuridici. Deve avere una buona capacità investigativa ed essere esperto di giustizia sportiva.
Nella mia vita sono stato trader, giurista, ho lavorato per bookmakers e federazioni sportive, un mix di competenze.
Purtroppo c’è molta ignoranza in materia, soprattutto su dati e betting, ambiti in cui pochi capiscono davvero le dinamiche e per questo vengono spesso emarginati.

In che modo filtri l’enorme mole di dati e informazioni che ti arrivano giornalmente?

Collaboro con diversi bookmakers, ho un buon osservatorio sul mercato e un network di esperti con cui condivido info. Ogni giorno emergono eventi sospetti, e sebbene io abbia una visione parziale, i numeri sono sicuramente più alti. Contrariamente a quanto si pensa, non servono 50 schermi o software sofisticati, ma buona osservazione, comparatori gratuiti e una rete di contatti affidabili.

Nel momento in cui reputi che una partita possa essere fonte di match fixing, quale iter segui?

Contatto i bookmakers per confermare giocate sospette, analizzo il mercato, cerco cause di movimenti anomali e formulo una sorta di certificato di rischio.
Segnalare a federazioni e organizzatori spesso è inutile: o ti ignorano o ti chiedono di lavorare gratis.

I segnali che portano a uno studio più approfondito dei match sospetti arrivano principalmente da bookmakers legali o da mercati illegali?

La distinzione tra legale e illegale è complessa. Quasi tutti i bookmakers hanno una licenza, ma ciò non basta. Le manipolazioni più evidenti si vedono anche su mercati pubblici, ma quelle più insidiose avvengono su specialità minoripunti nel tennis, micro-bets nel calcio, ping pong, esports – spesso senza grandi somme e fuori dai radar asiatici. Non ci si può aspettare che i bookmakers asiatici segnalino, ma qualcosa si sta muovendo nel settore.

In base alla tua decennale esperienza, quali sono gli sport, le manifestazioni o le aree geografiche più facilmente vulnerabili?

Prima dominavano Est Europa e Balcani, oggi emergono Sudamerica, Centro America, Turchia, Africa. Tuttavia, Croazia, Serbia, Macedonia restano attive.
Con l’aumento indiscriminato dell’offerta, aumentano i casi e le categorie coinvolte, soprattutto donne e giovani – più facilmente attaccabili. Il calcio rimane centrale, ma crescono anche basket, esports, ping pong. La settimana scorsa ho ricevuto una segnalazione su basket U20 femminile della confederazione paulista.

Indicativamente qual è la percentuale di eventi che poi portano a indagini, processi, squalifiche e condanne?

C’è una gran confusione: alcuni parlano di oltre 1000 casi, altri meno di 200 o addirittura 50. Spesso si dice che i casi siano in diminuzione, ma è il contrario. Le sanzioni reali sono pochissime e spesso arrivano tardi. Le indagini richiedono tempo, denaro e competenza e sfociano spesso in disastri giuridici, soprattutto al CAS. Nella giustizia sportiva è più facile sanzionare, ma anche qui i legali dei fixers sono più preparati delle federazioni.

In ambito di prevenzione al match fixing, come reputi il ruolo attuale dei moderni betting service provider? E quello dei bookmakers legali?

I betting providers rappresentano il più grande conflitto d’interessi della storia: aumentano l’offerta, creando opportunità di fixing, e poi si propongono come paladini dell’integrità. Guadagnano due volte: vendono dati e poi offrono protezione postuma, lasciando come vittime i giocatori, anche minorenni (vedi Giappone-Arabia Saudita U17 offerta da vari bookmakers). Spesso notano scommesse sospette ma continuano a offrire la stessa squadra. Solo dopo denunciano il tutto.
Quanto ai bookmakers legali, iniziano a muoversi ma con timidezza, continuando a offrire squadre già nella black list.

Mi puoi spiegare il rapporto e gli equilibri di forze in campo tra betting service providers, bookmakers, federazioni, associazioni internazionali, consulenti di Integrity…?

Dominano conflitti d’interesse e confusione: federazioni che si affidano a chi crea il problema, providers che giocano su due tavoli, report con numeri divergenti, formazioni fatte da chi alimenta il problema stesso. È un sistema malato, dove trovare qualcosa che funziona è davvero difficile.

Quanto pesa ancora l’influenza della criminalità organizzata? E quanto essa abbia tuttora contatti diretti col sistema sportivo internazionale?

Collaboro con il professor Declan Hill, ma abbiamo opinioni diverse. Io ho visto più banditi occasionali che mafiosi veri. Spesso i responsabili sono ludopatici o persone disperate, non gruppi criminali strutturati. Il match fixing è un reato “sicuro”: poche indagini, quasi nessun colpevole.

Cosa si può fare nel futuro immediato per rendere più efficace la battaglia contro il match fixing?

Il sistema andrebbe completamente riformato, ma la prima cosa semplice ed efficace è: ridurre drasticamente l’offerta. Se un evento non è offerto, non può essere truccato.

Chi Siamo Vincenzo Bellino

Giornalista pubblicista, Laureato in Lettere Moderne presso l'Università di Parma. Amo lo sport in tutte le sue sfaccettature, calcio, tennis, basket, pallavolo, motori, nuoto, atletica, discipline olimpiche invernali. Il traguardo più importante è sempre il prossimo.

Ultimo aggiornamento: Aprile 15, 2025